Nella seconda metà degli ottanta si intravedevano le prime luci dell’alba di un’era videoludica destinata a risplendere a lungo e che vedrà il tramonto solo con l’avvento del 3-d. Solcate le rive del vecchio continente l’Amiga, gioiello a 16 bit di casa Commodore, era pronto a farsi conoscere, a stupire. L’epoca degli 8 bit, era dei videogiochi simbolici, accompagnata da monocromatismi ed immaginazione degli utenti, stava per cedere il passo alle nuove frontiere: grafica fotorealistica, colonne sonore d’impatto e vastità d’azione sarebbero state caratteristiche comuni per i nuovi titoli. Cinemaware, storica software house americana, si fece interprete di una concezione ludica carica di ingegno ed idee rivoluzionarie. Nasceva così un’interpretazione del divertimento elettronico supportata da nuovi mezzi tecnici in grado di trasferire all’utenza idee precedentemente non realizzabili a causa della povertà dei sistemi a disposizione. Una rinnovata cura per prodotti nati dalla stessa passione che aveva caratterizzato i tempi in cui si doveva massimizzare la giocabilità avendo sempre a che fare con i limiti imposti dalle piattaforme. La casa americana si caratterizzò, oltre che per il già citato livello cosmetico, votato alle meraviglie iconografiche, per la tendenza a trasmettere emozioni che fino all’epoca solo un film sarebbe stato in grado di comunicare. Paura, felicità, angoscia e sentimento di rivalsa furono codificate e riproposte in un nuovo formato sui nostri schermi. A supporto dei giochi Cinemaware ricordiamo trame intrecciate ed articolate che si fondono tra plausibilità degli eventi ed un valido coefficiente simulativo. Interfacce di comunicazione tra utente e gioco snelle ed immediate hanno donato ancor più fascino a questi titoli. Un’inedita caratteristica era quella di fondere più generi di gioco (dall’avventura,alla simulazione, allo shoot 'em up) nello stesso titolo, assecondando le proprie predisposizioni ludiche senza assuefarsi ad un unico stile di gioco. Quello che fece la fortuna della Cinemaware preparò tuttavia anche la strada per il declino: videogames nati più per stupire che per produrre un’interazione duratura tradivano una giocabilità e longevità limitata. Salvo rare eccezioni come Wings, molti giochi si dimostrarono più atti a sostenere le vendite dei 16 bit che ad evolversi e permanere nel tempo. [Cinemaware, 1987 - Commodore Amiga]
Dodicesimo secolo dopo Cristo: Inghilterra. In epoca di furiose battaglie tra Sassoni e Normanni,impersonando un ardimentoso cavaliere, con l’appoggio di Robin Hood e dei suoi fidi, dovremo affrontare antagonisti pronti alla (ri)conquista della corona del crociato Re Riccardo. Stiamo parlando di immagini ancora ben impresse nelle nostre menti. Musiche cariche di manierismo che sottolineano, accompagnano e coinvolgono. Per l’epoca la commistione di generi diversi era davvero una rivoluzione. L’avventura è lunga e la si gioca fino a conclusione se non altro per vedere che meraviglie si celano dopo…
Molti hanno comprato l’Amiga solo per aver visto girare Defender Of the Crown.
[Cinemaware, 1988 - Commodore Amiga]
In un’epoca lontana, quando cioè non era il calcio a farla da padrone nel mondo simulativo, questo gioco divenne presto l’oggetto del desiderio di tutti gli appassionati di titoli sportivi. E' Cinemaware… E' Cinemaware… Un buon motivo per interessarsi al football… …e diventare degli assi.
State ancora giocando a calcio?!?
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