[Kinetic Design, 1987 - Commodore 64]
Into Oblivion è un ottimo sparatutto. Un genere che sta purtroppo sparendo a causa di una giocabilità mal calibrata. In fondo se una scheda può muovere milioni di sprites, non è detto che siano schivabili. Viceversa non è detto che se un computer può muovere solo otto sprites questo li renda troppo semplicistici. Sul fatto che poi il C64 ne muova solo otto è una leggenda metropolitana, creata ad arte da patetici ed incompetenti programmatori per nascondere le loro lacune. Molto prima che Manfred Trenz o Armalyte c'erano molti geni capaci di mostrarci la verità. Su IO, non si scende mai sotto la dozzina, il che significava ai tempi, e lo è tuttora, un bombardamento continuo che riempie lo schermo spingendo i riflessi al massimo per schivare le ondate di nemici, i proiettili e i tunnel del fondale. Vivissimi complimenti a Jack Alien (penso sia un pseudonimo) per la grafica\codice. Con un'impostazione del genere, la trama non può che essere un ornamento: la classica feccia aliena svanga la nerchia all'umanità e solo un pilota coraggioso potra riportare amore, giustizia e riaprire le autostrade intasate (infatti gli alieni volevano bloccare i cargo pieni di merce taroccata sottocosto). Unico difetto la scarsa longevità: solo quattro stages.
Caricamenti veloci, bella copertina e possibilità di scegliere se giocare coi soli effetti sonori o le musiche di Rob Hubbard. Il logo del gioco ricorda l'Enterprise. Dai dodici ai venti sprites su schermo senza mai rallentare animati con con fluidità e velocità invidiabili anche sul Pc Engine! Peccato però per la totale assenza di parallasse: le diciotto stelle sullo sfondo sono fisse. Rob Hubbard ha scritto pagine di storia con le sue musiche. Qui belle come poche. Inoltre era raro negli sparatutto giocare con le musiche, vedi Armalyte. Duro come un blocco di acciaio ricoperto di cemento! Gli alieni sparano da pazzi e ci piovono addosso. Per le prime cento partite vi sembrerà impossibile procedere, ma negli anni ottanta i giochi erano difficili per durare di più! Solo quattro stages. Troppo pochi, anche se finirlo non è cosa da cinque partite. La Thalamus si conferma la regina nel produrre sparatutto di qualità! Un gioco che merita! - Fleym © 2004 GamEnd Team. |