Tomb Raider II
[Core Design/Eidos Interactive, 1997 - Sony PlayStation]


Se c’è stato un gioco che ho atteso al punto da contare i giorni che restavano all’uscita, tanto da essere il primo a comprarlo la mattina del 27 Novembre 1997 (Dio che memoria che ho!) è Tomb Raider II. Forse solo Final Fantasy VIII mi ha fatto impazzire di più nell’attesa, ma questa è un’altra storia. Il punto è che le premesse di Tomb Raider II erano di perfezione assoluta, avrebbe dovuto spazzare via la concorrenza con un soffio. Ricordo ancora numerose recensioni pubblicate prima dell’uscita del prodotto, spacciate per “test sulla versione beta”… Banfe clamorose. Eppure i voti erano 100%, 99%, 10/10 e così via. Ma come al solito non bisogna affidarsi all’hype clamoroso che si viene a creare intorno ad un gioco, è necessaria una valutazione più obiettiva possibile. E, da questo punto di vista, Tomb Raider II è una mezza delusione, una delusione che si ferma a due passi dalla perfezione assoluta che tutti erano sicuri di avere tra le mani (me compreso), ma proprio il fatto di non aver raggiunto l’olimpo mise in dubbio il successo, comunque ottenuto a mani basse, di Tomb Raider II.

Presentazione: 90%

Veniamo subito al punto che più interessa alla questione, Lara ha le tette più grosse. La cosa si nota immediatamente dalla copertina del Cd, dove l’archeologa capeggia in una posa ridicola mostrando la nuova pesantezza polmonare. Che ci vogliamo fare, i videogame sono per lo più un passatempo maschile, e alla Eidos lo sapevano bene. Per il resto, la presentazione del gioco ci racconta l’antefatto della vicenda della nostra nuova avventura, la ricerca del pugnale di Xian. In tempi remoti, si combatte una guerra ai piedi della Grande Muraglia Cinese, e le battaglie vengono decise dalla presenza tra le proprie fila di.. un drago! Pare proprio che questo pugnale permetta di donare l’immortalità a chi ne viene trafitto (curioso punto di vista) trasformandolo in un gigantesco lucertolone sputafuoco! E vogliamo che Lara se ne stia a casa a guardare? Ma ovviamente no! Solo che stavolta non è sola alla ricerca dell’artefatto, ma dovrà competere con un mafioso italiano… un certo Marco Bartoli… siciliano? No, di Venezia!!

Grafica: 85%

Primo punto ambiguo della mezza delusione Tomb Raider II. Appena cominciato il gioco, ci troveremo ai piedi della Muraglia Cinese sotto il cielo azzurro. Si, il cielo! Finalmente, dopo grotte e tombe oscure del primo episodio, potremmo vedere il sole! Alla Core hanno voluto mostrare immediatamente la più grande innovazione grafica del secondo capitolo, ovvero la gestione in tempo reale delle luci. Non si vede una mazza? Bene, accendiamo un bengala e guardiamoci intorno! Non abbiamo bengala? Tiriamo fuori le pistole e facciamoci luce con gli spari! Stupendo e funzionale! Unico problema… le “vere” innovazione grafiche finiscono qui! Escludendo il codino di Lara (animato alla perfezione), non c’è nient’altro di veramente migliore rispetto al primo capitolo. Va bene, Lara si cambierà tra uno schema e l’altro, adattandosi alla situazione (giustamente muta da Sub per andare sott’acqua e giaccone in pelle umana per le sezione ad alta quota), ma nulla di decisivo. La risoluzione è probabilmente un po’ maggiore, i nostri nemici hanno qualche poligono in più (peccato siano cubettosi da far schifo!), ma per il resto i difetti di Tomb Raider compaiono in bella mostra anche in Tomb Raider II. Quindi vedremo solo una porzione di schermo, poiché il resto della nostra visuale si dissolverà nel buio più assoluto, nonché bad clipping e compenetrazioni a volontà. Purtroppo il motore grafico sembra un mero aggiornamento del precedente.

Sonoro: 85%

Finalmente Lara parla in italiano! E la doppiatrice scelta svolge egregiamente il suo lavoro, con voce calda e suadente! Molto buone anche le voci italiane scelte per doppiare i mafiosi della famiglia Bartoli, che tentano di imitare il dialetto siciliano riuscendoci, almeno in parte. Buoni anche i mugugni dei nemici che incontreremo nel corso dell’avventura. Eccezionali invece gli squittii dei topastri enormi che troveremo nello stage di Venezia, molto realistici! L’unico punto negativo sono le musiche vere e proprie. In Tomb Raider c’erano pochissimi momenti in cui la colonna sonora si faceva sentire, ma i brani erano sempre azzecatissimi. In Tomb Raider II… no! Escludendo la Main Track bellissima, non c’è praticamente nulla da segnalare.

Giocabilità: 90%

Secondo punto ambiguo di Tomb Raider II. Avete padroneggiato bene i controlli del primo episodio? Bene, sin dall’inizio vi troverete come a casa vostra. Non c’è il benché minimo cambiamento nella gestione della corsa, dei salti e di tutti i movimenti. Solo il tasto L2 permette di accendere i bengala, sai che grande novità… Per fortuna alla Core si sono rifatti alla grande da altri punti di vista. Invece di fossilizzarsi sulle ambientazioni prettamente archeologiche, Lara viene gettata in mezzo ad un marasma di situazioni differenti, tra cui, oltre alla Muraglia Cinese, sezioni sottomarine (eccellenti!), relitti affondati, piattaforme petrolifere, montagne sperdute sulla catena Himalayana, Monasteri e… Venezia! Quest’ultima si può fregiare di avere dalla sua parte lo schema più complesso, maestoso e stupendo della storia di tutti i Tomb Raider, ovvero il Teatro dell’Opera! I programmatori della Core ci hanno viziati e la geniale complessità dei livelli permane anche in questo seguito, raggiungendo dei livelli di bastardaggine folle (vedasi il Tempio dello Xian)! In generale la difficoltà di Tomb Raider II è cresciuta parecchio rispetto al passato, soprattutto per la svolta action della serie. Non saremo più soli in mezzo al nulla, ma i nemici umani ci perseguiteranno per tutti gli (enormi) 18 livelli di gioco! Così se prima vedevamo solo l’immortale Paul comparire tra un colosseo e una sfinge, adesso a fine livello conteremo una 40ina di morti alla volta. Ovviamente in questa carneficina l’inventario ha dovuto subire qualche ritocco deciso con l’aggiunta di armi di distruzione di massa quali m16, lanciagranate e il mitico arpione per le sezioni sottomarine! Come se non bastasse, la velocità generale del gioco viene aumentata di un buon 30 %, questo pare sotto esplicita richiesta dei fans americani (in effetti l’incedere di Lara in Tomb Raider era un po’ troppo lento). A questo aggiungiamo che la casa della archeologa tettona ora è molto più grande (anche il giardino con annesso labirinto che nasconde un segreto!) ed è dotata di un percorso di guerra per allenarsi, che in alcuni livelli si potrà usare qualche mezzo di trasporto alternativo (un divertente diversivo!) e capiremo da questo punto di vista qualche passo in avanti è stato fatto!

Longevità: 90%

18 livelli, ancora più grandi e ancora più difficili dell’episodio precedente. Decine e decine (forse anche centinaia) di nemici da uccidere. Difficoltà generale aumentata. E che cavolo, troppo difficile! Invece no, per fortuna alla Core hanno deciso di eliminare i Save Crystal e hanno permesso di salvare in qualsiasi momento del gioco. Un’idea ottima, che permette di rendere più vivibile un gioco che altrimenti sarebbe stato di una difficoltà insormontabile per il videogiocatore medio.

Globale: 88%

Non c’è niente di veramente sbagliato in Tomb Raider II. Niente di niente. Vi è piaciuto il primo? Bene, vi piacerà anche questo, senza ombra di dubbio. Eppure perché è stata persa quella magia presente nel primo capitolo? Perché il gioco non è più un puro adventure ma un action ballerino? Non si sa, o forse sì. Questo seguito non farà cambiare idea a nessuno. Dopo averlo finito altro non vi sembrerà che un’enorme e ben curata espansione. Dopo lo sviluppo di Tomb Raider IV, la Core ammise che fu letteralmente costretta dalla Eidos a sviluppare immediatamente un seguito della propria gallina dalle uova d’oro. Questo sviluppo frettoloso non si nota se non per i difetti sopracitati, che però deludono, e parecchio, chi si aspettava il miglior gioco della storia.

- Cid Highwind

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