Tomb Raider Chronicles
[Core Design/Eidos Interactive, 2000 - Sony PlayStation]


Semplicemente il crollo di un personaggio, la fine di una serie che, nonostante momenti zoppicanti, era riuscita a colmare un’intera era videoludica. Ecco cos’è Tomb Raider Chronicles, non ci sono mezzi termini! Non ho mai sopportato troppo i giochi nati solamente per prendere in giro e messi su in quattro e quattr'otto per racimolare i soldi dei malcapitati fan di una determinata serie. L’ultimo capitolo a 32 bit della saga con protagonista Lara Croft non ha un merito, uno solo! Alla Eidos potevano congedarsi dalla Playstation con lo splendido Tomb Raider - The Last Revelation e concentrarsi sul nuovo episodio per next generation console, e invece perché non estorcere qualche altro soldino a questi pirla che tanto comprano tutto? Bene! E allora via a programmare un gioco indegno senza né capo né coda! Grazie Eidos! Grazie Core!

Presentazione: 70%

La storia di Tomb Raider Chronicles altri non è che una rivisitazione della vita di Lara Croft, data per morta alla fine del precedente capitolo e protagonista, suo malgrado, di un funerale, con presenti pochi intimi. I protagonisti di questa scialba presentazione si ritrovano nella dimora della giovane (giovane mica tanto! Nel 2000 avrebbe avuto 37 anni!) contessa e, illuminati da un debole focolare, si raccontano a vicenda le avventure passate con la sfortunata ragazza. Incredibile a dirsi, ma tecnicamente i full motion sono peggiorati rispetto a Tomb Raider IV. Come possa spiegarsi una cosa del genere non ne ho davvero idea, o forse sì, ma questo lo spiegherò dopo. La cover del gioco, se vi può interessare, è la migliore della serie.

Grafica: 70%

Una leggenda gravita intorno a Tomb Raider V. Pare, e dico pare, che la Core cominciò lo sviluppo di questo capitolo poco prima di pubblicare Tomb Raider III e, dopo la scarsa accoglienza di quest’ultimo, decise di abbandonare il progetto che, al tempo, era poco più di una versione alfa, senza storia e senza alcun livello completo. Tomb Raider IV però ebbe un deciso riscontro dalla critica così, nonostante questo dovesse essere l’ultimo capitolo, la Eidos decise di tornare a lavorare su quelle poche righe di codice messe giù qualche tempo prima. Non si sa se la storia sia vera, ma questo spiegherebbe perché Tomb Raider V non è stato presentato all’E3 americano di Maggio come tutti gli altri, ma all’Etcs londinese di Settembre, ovvero 3 mesi prima della sua uscita. Questo spiegherebbe anche il perché dei numerosi bug presenti nel gioco ma, soprattutto, spiegherebbe il deciso passo indietro rispetto alla grafica di Tomb Raider IV che tanto aveva fatto sperare per il futuro della serie. Risoluzione maggiore a parte, tutto è peggiore. L’ambientazione di Roma è sufficientemente dettagliata, quella sottomarina alla ricerca della lancia del destino sembra un copia/incolla di quelle viste in Tomb Raider II, terrificante direttamente l’ultimo quarto del gioco all’interno del grattacielo. Davvero notevole invece la sezione in cui controlleremo una Lara sedicenne alle prese con un demone irlandese! L’unica sessione di gioco bella a vedersi e con una certa intelligenza!

Sonoro: 50%

Peggio che mai. Ritornano le voci stile Tomb Raider III, ovvero un doppiatore che pensa a far parlare 3 o 4 persone, effetti sonori riciclati dai precedenti episodi e musiche totalmente inesistenti fanno da ciliegina sulla torta ad un lavoro talmente mediocre da far vergognare anche il fan più accanito. Purtroppo non c’è altro da dire da questo punto di vista.

Giocabilità: 60%

Anche qui non ci sarebbe un granchè da dire, anche perché non c’è stata LA MINIMA AGGIUNTA rispetto a ciò che abbiamo visto (e rivisto) in precedenza. Anzi, forse c’è la possibilità di far partire delle mini sequenze non interattive quando facciamo una determinata azione (ad esempio colpire alle spalle qualcuno con il coltello), ma succede due volte in tutto il gioco. Per il resto una caduta di stile incredibile rispetto a tutta la serie. I livelli, da sempre punto di forza, sono di una semplicità estrema, enigmi che quasi quasi ci si vergogna a risolvere, disposizione delle piattaforme a volte senza senso e una più che totale banalità intrinseca di gioco. Escludendo la fase di gioco con Lara giovane, interessante più per l’ambientazione e per i mostriciattoli che incontrerete che per altro, tutto il resto è davvero come un gioco al 60% di sviluppo. Incredibile, ma oltre a questa semplicità generale, il tutto è condito da bug più o meno importanti. Vi potrà capitare di rimanere incastrati da qualche parte senza più uscire, ma in questo caso basterà ricaricare. Molto più grave quando, soprattutto nella fase finale, non si rompe un condotto dell’aria che dovrebbe crollare automaticamente per farvi proseguire nel gioco, oppure si incastra in un angolo un nemico che vi dovrebbe seguire! In questi casi? Niente, bisogna ricominciare da capo il gioco perché non c’è verso di far capire al cd che quella cosa dovrebbe accadere secondo la programmazione di gioco! Ridicolo, mai vista una cosa del genere su Playstation.

Longevità: 50%

Ho sempre apprezzato Tomb Raider per la difficoltà che, anche se alta, permetteva comunque un discreto divertimento (Tomb Raider III a parte). Qui è tutto facile. Non c’è alcuna trappola intelligente, nemico furbo, salto pericoloso da fare. La banalità, e la noia, fatta videogame. Se considerate poi che i livelli di gioco sono 12 (contro i 18 e oltre in precedenza!) e alcuni finiscono davvero nel giro di minuti, capirete che c’è davvero poco da fare. Massimo 10 ore (e di meno se giocate alla serie dall’inizio) e questo Chronicles sarà un ricordo lontano nelle vostre menti. Per fortuna che ci pensano i bug ad aumentare la longevità, io ho dovuto ricominciare da capo ben tre volte per arrivare alla sequenza finale!! Che tristezza assoluta…

Globale: 60%

Non so perché ho dato la sufficienza a questo gioco. Forse perché sono affezionato alla serie, forse perché ho trovato una specie di morosa e mi sento gentile in questi giorni. Con Chronicles si chiude la prima parte di una serie che, nel bene o nel male, ha fatto parlare di sé per anni. Non mi permetterò di recensire anche Tomb Raider VI: Angel of Darkness, primo capitolo a 128 bit che mi ha fatto piangere da quanta spazzatura sia comparsa sul mio schermo, anche perché non sono più in grado di difendere questa serie. Fatto sta che con Tomb Raider V, considero Lara Croft e le sue avventure come morte e mai più risorte.

- Cid Highwind

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