The Legend of Zelda: A Link to the Past
[Nintendo, 1992 - Super Nintendo Entertainment System]


Dubito che qualcuno non possa conoscere il gioco in questione, anche solo per sentito dire. Con l’accoppiata Super Mario World e A Link to the Past, nasce la presunta superiorità dei giochi sviluppati da Nintendo nei confronti degli altri sviluppatori, Nintendo Difference che i sostenitori della casa di Tokyo continuano a sostenere da più di 15 anni. Tralasciando la più che velata critica ai fanboy di tutto il mondo, che col passare del tempo sembrano riprodursi in maniera celere, ci troviamo di fronte ad un gioco che ha fatto epoca, il primo vero e proprio passo verso la scoperta dell’action rpg perfetto che, nemmeno tanto inaspettato, giungerà solo con l’immenso Ocarina of Time.

Presentazione: 50%

Una cover semplice, che mostra il titolo del gioco corredato da Master Sword e scudo, confeziona la cartuccia e il libretto di istruzioni del gioco. Tralasciando la qualità terrificante del cartone che Nintendo ci ha riservato fino all’altro ieri (ma io mi chiedo, è così complicato pensare che il cartone si distrugga in brevissimo tempo, anche tenendolo come una reliquia? Una custodia rigida avrebbe alzato a dismisura i prezzi già folli? Mah…), l’intro ci racconta di una Hyrule di centinaia di anni fa, in cui venne chiuso l’ingresso al Male tramite sette saggi e relativi cristalli. Passano i secoli e il mago Aganhim giunge a Hyrule, uccidendo il Re per aprire il sigillo. Fatti sparire sei discendenti dei Saggi, resta solo la Principessa Zelda che, come scopriremo nelle primissime fasi di gioco, avremo il compito di salvare al posto di nostro Zio!

Grafica: 80%

A Link to the Past offre una classica prospettiva dall’alto come i suoi predecessori, in modo da fornire un’ampia visuale della sezione di gioco nonché rendere molto più intuitiva l’esperienza che dovremmo affrontare. Graficamente ci troviamo di fronte ad un lavoro semplice, forse dovuto alla data di esordio sul mercato del gioco, poiché A Link to the Past uscì poco dopo il lancio del Super Nintendo. Questo non significa che l’aspetto puramente estetico non sia curato, anzi le locazioni hanno tutte una loro personalità, riconoscibile immediatamente a vista d’occhio, personaggi e oggetti su schermo sono decisamente definiti; lascia un po’ perplessi l’effettiva mancanza di dettagli sia per le figure in movimento su schermo che per gli ambienti. I dungeon che dovremmo esplorare sono in particolare molto spogli e ripetitivi, problema forse motivato dall’enormità della mappa che bisogna esplorare in certi casi. Tutt’altro discorso per i boss di fine livello, in certi casi ci troviamo di fronte ad una cura maniacale, come per Helmasaur King o per Kholdstare, soprattutto dal punto di vista puramente artistico. Molto interessante anche la differenza di atmosfera che viene resa nel Dark World con l’utilizzo di colori tendenti all’ocra e marroncino. La splendida sensazione di pace che si può respirare nel Light World risulta totalmente soffocato da queste tonalità decisamente più cupe.

Sonoro: 75%

La quantità dei motivetti sonori lascia davvero a desiderare. Non sarebbe un problema poiché non sono affatto male, ma il gioco porta via davvero parecchio tempo e sentire sempre la stessa musica nei dungeon è un po’ un problema. La situazione migliora per gli effetti sonori, decisamente più vari, al punto da modificarsi con l’aumentare di potenza della spada.

Giocabilità: 100%

Ci sarebbe da scrivere un libro intero per descrivere quanto siano varie, intelligenti, divertenti e intuitive le situazioni di gioco. A livello base, Link sarà dotato di spada e scudo, con i quali dovrà avventurarsi nel mondo di Hyrule per sconfiggere i nemici, rigorosamente in tempo reale!
Primo lato positivo: la spada non è un’arma banale da usare. Potremmo utilizzarla per affettare i nemici, per affettare i cespugli, per affettare i cartelli, pure per affettare le galline se ci hanno rotto! Mantenendo premuto il tasto B la nostra spada si caricherà di energia e potremmo utilizzare come arma di difesa, così come attaccare alla massima potenza con una mossa che arrecherà danno a chiunque sia nelle immediate vicinanze. Col proseguire del gioco guadagneremo la possibilità di attaccare in corsa con spada sguainata e, soprattutto, di arrivare alla conquista della Master Sword, arma potenziabile per rendere i nostri colpi più efficaci.
Secondo punto positivo: gli oggetti e abilità. A Link to the Past è infarcito di situazioni che ci costringeranno ad utilizzare TUTTO quello che incontreremo nel nostro cammino. Partiti come dei semplici bambini buttati in mezzo ad un conflitto, impareremo a correre, a nuotare, a scavare per terra, a sollevare massi sempre più pesanti, abilità che ci serviranno ogni momento durante l’avventura. In più, a spada e scudo si aggiungeranno ben presto il mitico arco, il boomerang, eccezionale per attacchi a distanza e per immobilizzare i nemici, le bombe, storiche compagne di viaggio nelle peripezie di Link, magie di ogni tipo, che consumeranno un’apposita barra visualizzata in alto a destra, un martello, un’ocarina per velocizzare i nostri spostamenti, un retino acchiappa insetti per catturare api e fairy e tenerle da parte nelle bottiglie trovate, bastoni magici e lui, l’incommensurabile Hookshot, una specie di rampino tuttofare, che in ogni episodio della saga di Zelda strappa un urlo di approvazione! A tutto questo, si aggiunge l’oggetto più importante di A Link to the Past, il Magic Mirror, specchio fatato che ci permetterà di viaggiare quasi liberamente tra Light e Dark World.
Terzo punto IMMENSAMENTE positivo: i dungeon. Personalmente adoro i giochi tragicamente difficili con una gestione degli enigmi quanto mai perversa, ma sempre con una logica di fondo. I labirinti che ci troveremo ad affrontare hanno una disposizione delle porte, dei nemici e degli oggetti da utilizzare che fanno commuovere da quanta intelligenza è stata utilizzata per crearli. Nulla è messo per caso, un palo può essere usato come appiglio per l’Hookshot, un nemico oltre il muro inattaccabile può essere colpito da una bomba su un tappetino rotante e, dulcis in fundo, quando avrete l’impressione di esservi bloccati irrimediabilmente, ecco che utilizzando il Magic Mirror potrete balzare nel mondo parallelo, dove la conformazione delle rocce è totalmente diversa. Interagendo, avremo la possibilità di proseguire. Bellissimi sono anche gli scontri con i boss, i quali cominciano con un “non so bene che devo fare” ma che risulteranno ben presto vulnerabili con un minimo di riflessione sul loro aspetto.

Longevità: 99%

A Link to the Past è un gioco lungo e intelligente, con una buona dimestichezza è possibile portarlo a termine in circa 15 ore, al quale è necessario aggiungere parecchie ore bonus se abbiamo intenzione di portare a termine le (tante) missioni secondarie che ci vengono proposte. Quello che più stupisce è l’incredibile divertimento che si ottiene superando le varie fasi del gioco, che mai porteranno a frustrazione e ancora meno a noia. L’avventura sembra sviluppata con una curva di apprendimento perfetta, tanto i primi enigmi ci sembreranno fessi e inutili quanto gli ultimi geniali e propositivi. La possibilità di rivisitare praticamente ogni parte dei due mondi rende ancora più marcata questa stupenda evoluzione del gioco.

Globale: 91%

C’è solo un problema in A Link to the Past, che a ben vedere è presente in tutta la saga di Zelda. Di fronte ad un gioco che risulta effettivamente perfetto (ed Ocarina of Time lo è ancora di più), il tema che più risulta scottante e che porta da sempre me (e altri) allo scontro è che la storia non esiste. Il fronte di videogiocatori si divide in quelli che vorrebbero una trama epica unita alla perfezione di giocabilità e in quelli che ritengono che la storia della saga sia la migliore mai creata, senza mezzi termini.
Io faccio DECISAMENTE parte della prima fazione. Come qualcuno possa concepire che A Link to the Past (così come tutta la serie) abbia una trama avvincente non lo concepisco. L’introduzione mi parla di un passato in cui un cattivo viene rinchiuso, nel presente arriva un tizio manovrato da questa entità maligna, rimane una principessa che chiede il nostro aiuto e noi salviamo tutti. E’ così, sempre, in tutti gli episodi. Lo so che non è questa la sede di affrontare un argomento che andrebbe esteso ad almeno altri 5 capitoli della saga, ma dal mio punto di vista la storia di questo gioco è come quella di Super Mario Bros. Giudicata questa opinione come eretica dai più, viene additata come antitesi l’analisi che i fan hanno fatto della serie di Zelda, con la vera cronologia dei giochi (diversa da quella che vuole il maestro Miyamoto), la descrizione delle varie razze presenti nella saga, la reincarnazione dei valori della Triforza in Link, Zelda e Ganon, nonchè il sacro “non hai capito un cazzo”. Tralasciando il fatto che limitandosi a giocare a TUTTI gli episodi della saga, il sottobosco di trame e teorie che pullulano su internet vengono forse solo sfiorate, continuo a non concepire questa strenua difesa della storia di Zelda. Ma la battaglia continuerà all’infinito, speriamo (poco a dir la verità) in Twilight Princess...

- Cid Highwind

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