3x0
[29 Maggio - 3 Luglio 2003]

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I.
3x0 è nato dal desiderio di mostrare che sapevo scrivere una storia meglio di altri. Nella primavera del 2003, nella fumetteria Star Shop di Pescara, mi capitò di dare un'occhiata al banco delle autoproduzioni, lato che generalmente trascuro. L'occhio cadde su una fanzine che sembrava particolarmente ben fatta, faMe!; una rapida sfogliata all'interno e il basso di prezzo di copertina mi convinsero ad acquistarlo. Una volta letto mi sono detto che alcune delle storie pubblicate facevano proprio schifo (si trattava del numero 7, se non vado errato), per non parlare di alcuni disegni che stavano lì giusto perché, immagino, il disegnatore è anche un redattore, o uno dei responsabili, non ricordo bene adesso, ma comunque ho reso l'idea. Notai anche la tendenza della direttrice, disegnatrice anche lei, allo stile giapponese e, dato che c'era la possibilità di collaborare con loro, mi decisi a spedir loro via e-mail come proposta di collaborazione le due tavole de Il negoziatore. La loro risposta non si fece attendere: in pratica, la storia era piaciuta, i disegni non tanto (e te credo, aggiungerei).

Mi dissero infatti di mandar loro un soggetto, avrebbero provveduto loro a farlo disegnare a qualcun altro. E perché, pensai, farlo disegnare a qualche zozzone che non conosco e non posso supervisionare quando la mia socia Chiara Colagrande ha lo stile che è perfetto per questa fanzine (nonché MOLTO migliore della media dei disegnatori pubblicati)? Incassato da Chiara un "sì" di massima, mi misi al lavoro su una storia che potesse andare bene, non tanto quanto a tematica quanto per lunghezza di tavole; io infatti sono sempre portato a fare cose lunghissime (vedi l'infinito E.) o da una sola pagina, non avevo un'indicazione precisa, sapevo solo che dovevo rientrare nelle 6-7 tavole. Dato che la storia avrebbe dovuto disegnarla Chiara, volevo fare qualcosa che valorizzasse il suo tratto "manghesco" ("alla CLAMP" rende di più l'idea, soprattutto se avete letto Chobits), anche se per me era un po' difficile, non avevo mai scritto storie serie prima di allora e men che meno sulla scia dei giapponesi.

Fortunatamente l'idea non si è fatta attendere, grazie anche a Sara Pietrunti e allo strano triangolo amoroso o presunto tale nel quale si stava invischiando all'epoca: i nomi che trovate nella storia sono infatti il suo e quello di Daniele, il suo ragazzo, e Mirko, ovvero il terzo incomodo.
(Chiariamo una cosa: è quest'ultimo che tentava di ficcarsi in mezzo, povera Sara non vorrei farla sembrare una fedifraga quando non lo è; vero è comunque che a questo qui dava un po' troppo spago, ma lasciamo stare...)
I ruoli dei due ragazzi, però, qui sono ribaltati rispetto alla realtà, così come l'aspetto dei tre non corrisponde assolutamente alle persone esistenti: per il character design io e Chiara passammo una sera, lei a disegnare ed io a dare indicazioni, in un pub sbevazzando Bacardi Breezer (buono!). Vi svelo un paio di cosette su ognuno dei tre: Sara inizialmente era molto più dark e aveva un vestito con lo spacco laterale, sostituito poi da uno più casto sia perché avrebbe fregato mezza sceneggiatura (capirete alle fine...), sia perché secondo Chiara così sembrava troppo aggressiva. Mirko e Daniele originali sono abbastanza grassottelli (per non dire panzoni) - a sentire le descrizioni della Sara originale - mentre qui sono entrambi magri, e se il primo ha una certa rassomiglianza con il protagonista di Chobits (l'ho già detto che Chiara stravede per le CLAMP?), il secondo è una citazione abbastanza spudorata di Teratani, uno dei personaggi di I"S (entrambi adoriamo Masakazu Katsura). Originariamente Daniele era pelato come Mastro Lindo, perché volevo che assomigliasse a Donato D'Annunzio, una delle colonne portanti della Scuola del Fumetto, ma anche per lui abbiamo optato per un'immagine più "soft", anche perché questo personaggio era nella prima stesura del soggetto molto più rilevante & bastardo, in quanto fungeva da "elemento di disturbo" tra Sara e Mirko. La prima versione della storia, infatti, era molto più complicata, ma appena mi sono accorto che non sarei riuscito neanche a concluderla entro dieci tavole ho dovuto tagliare praticamente 2/3 del plot, mantenendo solo l'inizio e la fine.

***

II.
Perché Chiara?
Perché no?
Uno dei motivi per cui mi sono iscritto alla Scuola del Fumetto era quello di riuscire a trovare qualcuno/a con cui collaborare: ero stufo di scrivere e disegnare, tutto da solo. Avevo tentato, durante il liceo, di coinvolgere qualche compagno di classe almeno nella stesura di qualche soggetto, ma niente, senza successo. Una volta entrato a far parte dell'ambiente, mi sono detto, non dovrebbe essere difficile trovare qualcuno con cui dividere il lavoro, scambiare idee, ecc. ecc..

Sono stato fortunato: a parte l'eclettico Jean-Pierre Colella, con il quale ho capito subito che ci trovavamo sulla stessa lunghezza d'onda, non avrei trovato nessun altro se non avessimo cambiato orario delle lezioni (dal turno delle 15-18 a quello delle 18-21). Ognuno di noi ha una cartellina dove conservare le proprie "opere". Curiosando in quello degli altri del turno dopo di noi, io e Jean-Pierre ci siamo imbattuti nei manga di Chiara. Accidenti, mi sono detto, darei un braccio per disegnare così!
Non mi è sembrato vero, quindi, di poter cambiare orario, anche perché nel turno pomeridiano eravamo rimasti in due, mentre in quello successivo c'erano tutte ragazze... Har! Har!

Ho tentato subito di coinvolgere Chiara in qualche idea malsana, e per convincerla, data la passione comune per i manga, non ho esitato a mostrarle La vera storia dell'Incantevole Creamy, nella speranza che si offrisse sponteamente di ridisegnarla.
(Ho sempre pensato che non fosse interessata, invece ora che ha letto queste righe mi ha confessato che non aveva capito che gliel'avessi chiesto sul serio... prima o poi, dunque, faremo!)
Con il passare dei mesi, però, si è passati dalle collaborazioni estemporanee (concretizzatesi nella storia medio-lunga Love Story, inizialmente scritta e disegnata da entrambi, poi completata dalla sola Chiara) all'idea di realizzare qualcosa di più "serio" insieme, professionalmente parlando. E faMe! è capitato a fagiolo. (Vedi paragrafo I)

***

III.
Come ho scritto poco sopra, il character design dei personaggi ha attraversato diverse fasi. Ora che ho scansionato i disegni originali di Chiara, potete vedere con i vostri occhi.


Sara, ver. 1


Ecco la primissima versione di Sara. Come vedete, l'aria è molto più sensuale, da dark lady se vogliamo. Chiara obiettò, a ragione, che, dato il comportamento del personaggio durante la storia, questo look non le era proprio adatto.
Passammo così ad una versione molto più inoffensiva:


Sara, ver. 2


che è, all'incirca, quello della versione finale.
Anche Daniele, nella sua prima incarnazione, era molto differente, vista l'assenza di capelli.


Daniele, ver. 1


In effetti, così era un po' bruttino e sembrava troppo subdolo. La prima stesura della sceneggiatura, infatti, prevedeva che Daniele doveva inizialmente soffiare Sara a Mirko, ma siccome tutta questa parte avrebbe allungato di troppo la vicenda, fui costretto a tagliarla in tronco. Daniele, infatti, come potete notare, praticamente scompare all'inizio della terza tavola, lasciando la scena ai soli Mirko e Sara.
Ecco, è proprio lì che ho operato il taglio. Se avessi mantenuto la lunghezza originale avremmo abbondantemente superato le 12-15 tavole, quando invece la redazione di faMe! mi aveva assegnato uno spazio non superiore alle 10. La sua aria truffaldina, quindi, non aveva più motivo di esistere, optammo perciò ad un aspetto più mite, ma pur sempre "furbetto".


Daniele, ver. 2


***

IV.
Il dilemma.
Giunto alla quarta pagina di sceneggiatura, dovevo darmi una mossa e fare in modo che Mirko ci provasse con Sara; se fosse stato un manga normalissimo, questa parte avrebbe potuto occupare dalle 15 tavole ai 3 volumi (dipende dall'autore). Avendo uno spazio ristrettissimo, ho dovuto condensare tutto in una sola pagina! Il topos da shojo manga è tutto lì, in 4 vignette - manco 6, come faccio di solito - e mi sono anche preso la libertà di fare una citazione a sproposito.
Avendo tirato fuori il discorso delle costellazioni, con tanto di Orsa Maggiore/Minore, non ho resistito alla tentazione e ho buttato dentro il riferimento a Ken il Guerriero, noto anche come Il Pugno dell'Orsa Maggiore (all'incirca: Fist of the North Star). Avete ragione, anche in una storia come questa ho dovuto fare lo scemo. Avete pienamente ragione, ma SONO scemo quindi quando mi vengono in mente vaccate del genere mi sento in dovere di farle.
Questa è l'ultima tavola che ho supervisionato personalmente, anzi, ho solo dato a Chiara qualche indicazione per il taglio della metà superiore. Giacché ci sono, dedico due parole al metodo di lavoro usato per la stesura di questa storia.

In genere, quando scrivo una sceneggiatura, faccio anche i disegni (per quanto abbozzati) per tenere d'occhio contemporaneamente dialoghi ed inquadrature + possibili piani-sequenza. Per 3x0 non ho seguito esattamente questo procedimento, perché volevo lasciare una certa libertà a Chiara per la scelta delle inquadrature e per la disposizione delle vignette (entro un certo punto, comunque, poiché nelle note introduttive che di solito scrivo all'inizio della sceneggiatura avevo espressamente previsto 6 vignette per tavola, quindi libertà per modo di dire).
Il problema di Chiara è che quando si tratta di disegnare qualcosa ex-novo diventa la persona più insicura del mondo, quindi se per caso le dico "Questo fallo come ti pare", lei va in panne e inizia a dire "Oddio, ma io non so come devo farlo... non ho fantasia!". Aargh. Volevo che finisse il prima possibile (faMe! è quadrimestrale, quindi prima ci saremmo sbrigati prima avremmo visto la nostra storia pubblicata) per cui decisi che l'avrei seguita, per quanto possibile, durante la stesura del layout. Abbiamo passato quindi alcune sere a lavorare, io dando indicazioni/suggerimenti e Chiara disegnando (le ultime due tavole invece le ha fatte senza che il layout venisse "controllato" da me). A conti fatti, un paio di settimane di lavoro - senza contare le pause per gli impegni universitari - oltre ai 4 giorni da me spesi per scrivere la sceneggiatura.

V.
La quinta tavola è quella che mi piace di meno. Non come disegni - ci mancherebbe - ma proprio per i dialoghi. Si capisce, almeno secondo me, che la storia è troncata a fatta finire molto in fretta, e soprattutto trovo ORRIBILE la terza vignetta, con un testo grondante retorica e ovvietà manco fosse una scena d'amore di un film con Cary Grant (mamma mia). Però, come detto sopra, lo spazio è quello che è, e non ho trovato modo migliore per far finire la storia qui. Eh sì, perché l'ultima tavola, completamente muta, era riservata allo "stupefacente" finale...

VI.
...quello che ti fa dire "...aaahh, ecco perché diceva che si sentiva spaesata!".
Sì, insomma, i protagonisti sono tutti MORTI. L'intenzione iniziale era quella di fare una storia con un finale che spiazzasse completamente il lettore, e modestia a parte penso di esserci riuscito. Il problema dal punto di vista grafico è stato quello di non far vedere le gambe dei protagonisti per tutto il tempo fino alla rivelzione finale, problema che si è posto soprattutto nell'ultima vignetta della seconda tavola, con quella disgraziata inquadratura dall'alto che siamo riusciti a risolvere con l'inserimento di provvidenziali cespugli atti a coprire l'orribile verità.
Il finale è quello che riscatta tutta la storia, credo, dato che l'intreccio è davvero banale, letto e riletto in decine di manga da Candy Candy in poi. Cameo della terribile Giovina nella terza e quarta vignetta; Giovina è una dei protagonisti di Love Story, la prima storia scritta & disegnata da me e Chiara. In pratica un cameo che possiamo riconoscere solo noi due...

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© 2003 Vasco Serafini & Chiara Colagrande. Tutti i diritti riservati.